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AVVOCATI
GIOVANNONI & BETTELLA
STUDIO LEGALE IN PADOVA DAL 1995
studiolegaleonline
avvocato di diritto di famiglia
avvocato di diritto bancario
Quando decade il dovere di mantenimento dei figli?
Nella legislazione italiana non sono previste soglie di età superate le quali decade il dovere di mantenimento. Per l’effetto l’assegno sarà dovuto anche per gli adulti che non risultino ancora in grado di provvedere da soli, oltre che in favore di figli minori e disabili come ho già illustrato in un video dedicato proprio a questo tema (La crisi familiare e il mantenimento dei figli minorenni).
A quale età è possibile lavorare?
L’età in cui è possibile iniziare a lavorare è legata all’obbligo scolastico, pertanto finché vige l’obbligo d’istruzione, attualmente fino 16 anni compiuti, questo coincide col limite anagrafico al di sotto del quale non è possibile andare a lavorare. Nonostante a tale età si acquisti la capacità lavorativa, i figli potrebbero volersi specializzare nello studio di una materia o in una professione. Ipotesi in cui il giudice, esaminate le circostanze, potrà disporre per loro un assegno anche tramite versamento diretto da parte del genitore.
Quando un figlio è economicamente autonomo?
In linea generale, l’obbligo di mantenimento viene meno quando il figlio maggiorenne sia autosufficiente economicamente, ossia nel momento in cui svolga una professione, corrispondente alle competenze acquisite nel percorso di studio e in linea alle condizioni di mercato, tale da ricavarne un reddito sufficiente per fronteggiare autonomamente alle proprie esigenze quotidiane.
Cosa si intende per indipendenza economica?
Sul concetto di indipendenza economica la giurisprudenza ha fornito plurime interpretazioni, che tendono a modificarsi in base alle contingenze.
Chi prova che il figlio è economicamente autonomo?
I giudici sono fermi nel ritenere che l’onere probatorio spetta al genitore il quale richieda di essere esonerato dall’obbligazione e che pertanto dovrà provare che il figlio è divenuto autosufficiente, o che il mancato svolgimento di una attività lavorativa sia allo stesso imputabile, o che è stato posto nelle condizioni concrete di conseguire un’autonomia economica, oppure che il mancato svolgimento di un’attività lavorativa dipende da un atteggiamento colposo o inerte del figlio stesso.
L’orientamento della Cassazione
Nel 2016 la Cassazione ha affermato che, per decidere sull’autonomia del figlio maggiorenne non è sufficiente che questi abbia un lavoro ma occorre che tale occupazione sia stabile, adeguata alle aspirazioni del figlio, a seconda della sua preparazione professionale, e regolarmente retribuito così da permettergli una vita dignitosa. Ad esempio, non è autonomo chi riceva la borsa di studio a fine dottorato sia “per la sua temporaneità, sia per la modestia dell’introito”, al contrario lo è lo studente universitario lavoratore. L’assegno è stato negato anche al neoavvocato che si sta avviando alla professione (Cassazione, ordinanza n. 19135/2019).
L’autoresponsabilità dei figli
Non potendosi esigere ai genitori un impegno illimitato nel tempo e dovendosi sollecitare l’autoresponsabilità dei figli, sempre più spesso le pronunce impongono lo stop all’assegno mensile per i figli maggiorenni che, pur essendo in condizione di studiare o lavorare, non si sforzino abbastanza per rendersi indipendenti.
In cosa consiste l’inerzia colpevole?
Ha provato a indicare la via d’uscita la Cassazione che, nel 2020, ha chiarito che l’attesa o il rifiuto di lavori non perfettamente corrispondenti alle aspettative possono costituire, se ingiustificati, indici d’inerzie colpevoli che bloccano l’obbligo di mantenimento (Cassazione, ordinanza n. 17183/2020). Dovere che termina col decorrere del tempo mediamente utile per raggiungere l’autonomia, superato il quale il figlio, per incassare ancora l’assegno, dovrà provare di essersi realmente adoperato per rendersi autonomo.
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